La mia West Coast – ultima parte

On the road tra Città e Parchi…

Si parte… direzione Las Vegas, di nuovo! (non avendo trovato posto per dormire all’interno della Death Valley, abbiamo deciso di sostare a “Sin City” un paio di notti, per riposarci e per poi raggiungere in giornata la Valle della Morte). Lungo la strada attraversiamo lo Zion National Park, formato da profonde gole incise e modellate dalla forza delle acque del Virgin River, pareti scoscese e stretti canyon di pietra arenaria. Questo parco si può visitare solamente usufruendo della navetta gratuita (solo durante il periodo invernale, quando questa non è in funzione, si può usare la propria auto) che percorre la meravigliosa Zion Canyon Scenic Drive: una strada di 6 miglia che vi condurrà attraverso alcune delle più impressionanti formazioni rocciose d’America come i massicci arenari chiamati i “Tre Patriarchi” o il “Tempio di Sinawava” (il tour completo dura circa mezza giornata). Cuore del parco è il canyon di Zion, una gola lunga 24 chilometri e profonda 800 metri. Proseguendo lungo la Scenic Drive si rimane estasiati dalla bellezza delle rocce rosse e brulle che si contrappongono ad oasi verdeggianti che si estendono lungo le rive del Virgin River, il principale corso d’acqua del parco. Qui vivono numerose specie animali, primo tra tutti il puma e non è difficile avvistarne qualcuno!

Arrivati nuovamente a Las Vegas decidiamo di riposarci dalle “fatiche” di questo lungo on the road passando la giornata nella piscina dell’MGM, dove alloggiamo, (divertentissimi i “canali” d’acqua con i gommoni, meno riuscire a salirci sopra senza compiere un mezzo carpiato!). Sveglia alle 4 del mattino… ci attende la Death Valley! Strano attraversare il casinò e constatare che Vegas è proprio la città che non dorme mai… ai tavoli da gioco ci sono ancora tantissime persone così come nei vari bar, dove la gente continua a festeggiare bevendo enormi coktails dai colori improbabili! Da Las Vegas a Death Valley ci vogliono circa 2 ore e mezza d’ auto e quindi arriviamo con il sole appena sorto a creare giochi di luce sui colori delle rocce. Un consiglio che mi sento di dare è quello di non partire impreparati: controllate di avere fatto il pieno all’auto (non ci sono distributori di benzina all’interno del parco) e di avere una scorta d’acqua nel caso il motore si surriscaldasse (nella Valle, comunque, si trovano serbatoi d’ acqua per il radiatore), portatevi tanta acqua o bevande energetiche (da tenere al fresco nel frigo di polistirolo opportunamente riempito di ghiaccio), bevete in continuazione, mettetevi una protezione solare molto alta, vestitevi di chiaro, indossate un cappellino e non dimenticatevi gli occhiali da sole (il riflesso della luce sulle rocce e sulle distese di sale è accecante!). Penso di non aver mai provato un caldo così soffocante, anche se secco, nonostante fossero le prime ore del mattino (sembrava di avere un phon puntato addosso!). Durante le ore del giorno il fondo della Valle brilla silenziosamente nell’intenso calore, l’aria è tersa e il cielo è profondamente blu. Non aspettatevi un arido deserto, nonostante le alte temperature nel Parco crescono numerose specie di piante ed arbusti e vivono numerosi animali che sono visibili, però, solo di notte, quando la calura si abbassa. In Inverno i picchi più alti sono coperti di neve e in Primavera il deserto si trasforma in un immenso giardino. Un luogo unico, fatto di contrasti e meraviglie, completamente l’opposto da ciò che ci si aspetta dal suo nome. Arriviamo poco dopo l’alba a Zabriskie Point (famoso anche per il film girato qui dal maestro Antonioni), dove le colline di sabbia e rocce sembrano drappeggi di velluto… foto di rito e di nuovo in auto, il caldo si fà sentire. Guidiamo tra immense distese di sale, rocce dai mille colori, canyon e stradine che sembrano scomparire all’orizzonte fino ad arrivare a Bad Water il bacino delle male acque, dove nella disperata corsa all’oro molti pionieri trovarono la morte bevendo, per l’appunto, l’acqua salatissima di questo lago. Questo è anche il luogo più basso di tutti gli USA, dove la strada scende a 86 metri sotto il livello del mare. Percorriamo la meravigliosa Artist’s Drive (il cammino degli artisti), costellata da formazioni rocciose coloratissime. Terminiamo il nostro tour al Dante’s View (veduta di Dante), dove si gode una vista panoramica del punto più basso dell’Emisfero Occidentale.

Due giorni a rilassarci passano veloci e la voglia di vedere posti nuovi ritorna prepotentemente… la strada ci chiama! Prossima tappa Sequoia & King Canyon National Park, nella parte meridionale della Sierra Nevada… si rientra nuovamente in California! Aspettavo da una vita di poter ammirare le gigantesche sequoia. Entro nel mio “habitat naturale”, amo gli alberi, sono nata e cresciuta in montagna e i boschi mi trasmettono serenità e pace… l’attesa non è stata delusa. Di fronte a tanta imponenza ci si sente davvero piccoli, quasi spaesati. Siamo passati con l’auto dentro un buco ricavato da una sequoia caduta sulla strada, ho preso in mano pigne grandi quanto un uovo di Pasqua e ammirato il famoso “General Shermann”, uno degli alberi più alti e vecchi del mondo. Le strutture ricettive all’interno del parco sono poche e molto richieste, quindi se avete intenzione di alloggiare in una di queste prenotate per tempo. Io ho alloggiato al Wusachi Lodge & Village, dove abbiamo avuto la fortuna di avvistare non solo caprioli e procioni, ma anche un cucciolo di orso bruno! Consiglio per la sopravvivenza… evitate di avvinarvi per poter avere una foto migliore da mostrare al vostro rientro a parenti ed amici… se cè il cucciolo cè sempre anche la mamma nei dintorni ed essere attaccati da un orso non deve essere molto piacevole!

Dopo una bella dormita e un’ abbondante colazione americana (as usual) una piccola deviazione verso Mammoth Lakes, graziosa cittadina sciistica situata ai piedi della Serra Nevada, per poter visitare sia Mono Lake che la città fantasma di Bodie. Mono Lake con le sue acque salate poste ai piedi della Sierra Nevada, ospita una biosfera unica, dove piccoli gamberetti e insetti marini sono il principale nutrimento di milioni di uccelli migratori ed i visitatori possono camminare tra le torri di tufo dalle forme bizzarre, opera dell’ultima Era Glaciale. Da qui si ha un ampia veduta sui ghiacciai della catena della Sierra Nevada.

Lasciamo questo posto incantato e ci dirigiamo verso Bodie… una delle poche città fantasma sopravvissuta alle intemperie, agli incendi ed anche al vandalismo. Arredi e oggetti personali si sono conservati per oltre un secolo e danno l’impressione che gli abitanti siano fuggiti precipitosamente dalle proprie dimore (inquietante il giusto!). Girovagare per Bodie significa essere catapultati indietro nel tempo.

Terminiamo la giornata con un pò di shopping nelle graziose boutique di Mammoth Lakes (come resistere a capi di montagna  in lana super scontati!). Se siete in zona vi consiglio uno spuntino veloce o una buonissima colazione da Shea Schat’s Bakery, un forno-pasticceria, dove potrete gustarvi un ottimo cappuccino e dolci che vi faranno letteralmente leccare i baffi (se siete amanti di cannella e uvetta non potete perdervi il San Francisco Cinnamom Roller, una vera goduria!).Mammoth Lakes - Schat's Bakery Con la pancia piena e i sensi appagati ci dirigiamo verso l’ultimo dei parchi che ancora ci rimane da visitare, lo Yosemite National Park che occupa una parte della Sierra Nevada e presenta paesaggi tra loro molto diversi: si passa da foreste di sequoia a valli scavate dai ghiacciai, cascate, pareti rocciose, laghi ed ecosistemi alpini. Come in altri parchi, a seconda del tempo a disposizione, si può decidere di visitare il parco o con la propria auto, o con la navetta o a piedi lungo i numerosi sentieri che lo attraversano. Se come me siete delle temerarie fatevi un bagno in uno dei numerosi laghi del parco… o meglio immergetevi solo per un  minuto per non rischiare l’ipotermia! Ne vale la pena, dopo il caldo torrido dei deserti! Le cose da fare all’interno dello Yosemite non mancano di certo: andare a vedere le Bridal Veil e le Yosemite Falls (cascate), ammirare El Capitan e l’Half Dome (pareti rocciose, da scalare solo se realmente capaci, con attrezzatura adeguata ed eventuale guida), scoprire la Grizzly Giant (una sequoia di oltre 2700 anni) a Mariposa Grove, un vero e proprio bosco di sequoia giganti. La nostra giornata finisce allo Yosemite View Lodge, all’interno del parco, dove per cena ho mangiato uno dei salmoni più buoni di tutta la mia vita e  la buonanotte ci è stata data da un procione fuori dalla porta del nostro bungalow. Tutte le strutture dove abbiamo alloggiato  disponevano di camere attrezzate con bollitore e mettevano a disposizione the, caffè e latte (potrete così decidere di fare colazione in camera, magari comprando dei golosissimi Oreo o Dunkin’ Donuts!).

Lasciamo definitivamente i parchi, con quella punta di nostalgia che mi assale ogni volta che un viaggio stà per finire, ma con la voglia e la curiosità di scoprire un’ altra grande città americana… San Francisco! Arrivare in auto a San Francisco è stato molto emozionante, un pò meno per chi era alla guida: le highway americane sono molte trafficate, si sorpassa sia a destra che a sinistra, occorre quindi prestare molta attenzione, soprattutto ai limiti di velocità. Questa città, la più europea degli Stati Uniti, si gira a piedi o con i mezzi pubblici, in particolare con i caratteristici e famosissimi Cable Car (tram)! Munitevi del Muni Passport che permette di utilizzare tutti i mezzi di trasporto urbano, autobus, filobus, cable car ed il sistema locale di metropolitana. Può essere fatto per uno o più giorni e permette di salire e scendere a piacimento da qualsiasi mezzo, tutte le volte che si vuole. L’ultima sera mi sono fatta qualcosa come 10 giri sulla storica Linea F, la cui flotta è costituita da vetture una più bella dell’altra, provenienti non solo da città statunitensi, ma anche da varie parti del mondo, ed è l’unica che attraversa interamente in superficie la parte nord-est della città, conducendovi a pochi passi dai quartieri più belli di San Francisco, come Mission Dolores (il quartiere dei murales) il City Hall, Chinatown, Nob Hill, Jackson Square, North Beach, Telegraph Hill e Coit Tower. Altri luoghi che meritano una visita sono: Castro, il quartiere gay-friendly per eccellenza, epicentro colorato e pieno di vita di San Francisco, con i suoi bar sempre pieni ed i negozietti dai colori sgargianti; le Seven Sister o “Painted Ladies”, una fila di case vittoriane in pendenza, dai tenui colori pastello, da dove osservare il panorama sulla città da una posizione privilegiata con i grattacieli a fare da sfondo; Height Street, la via degli Hippy; Lombard Street, la strada più tortuosa del mondo (impressionante farla in auto!); Fisherman Warf, il quartiere sull’oceano dove mangiare è quasi un obbligo (Bubba Gump, il ristorante di Forrest Gump, dove ho fatto incetta di gamberi e granchi fritti, si trova proprio qui, al Pier 39), famoso anche per la numerosa colonia di leoni marini (capirete che starete per arrivarci dal “profumo soave” di questi pacifici mammiferi). Specialità di San Francisco, che potrete gustarvi un pò ovunque, è la chowder (pagnotta di pane scavata riempita con una zuppa di vongole, granchio e gamberi) assolutamente paradisiaca! Se invece avete voglia di una golosissima coppa di gelato dalle proporzioni esagerate (siamo in America giusto?) l’antica gelateria Ghirardelli è il posto che fà per voi! Non potete lasciare San Francisco senza aver attraversato a piedi (o in auto se preferite) il Golden Gate Bridge. Per arrivarci bisogna prendere l’autobus (il numero 38) e il momento migliore per ammirarlo senza nebbia è nel mezzogiorno. Io purtroppo sono stata sfortunata, la giornata era uggiosa e fredda nonostante fossimo in Agosto, ma devo dire che vedere il rosso dei piloni del ponte sbucare dalla foschia aveva il suo perchè. Ultima sera…ci aspetta il tour sull’isola di Alcatraz… “AVETE DIRITTO A VITTO, ALLOGGIO, INDUMENTI ED ASSISTENZA SANITARIA. TUTTO IL RESTO CONSIDERATELO UN PRIVILEGIO” Questa era la regola numero 5 del penitenziario di massima sicurezza di Alcatraz, la famosa isola prigione, luogo di detenzione di criminali del calibro di Al Capone detto “Scarface” (che passò la maggior parte del suo tempo in una cella di isolamento) e set del famoso film “Fuga da Alcatraz”, che descrive la vera storia dell’evasione di tre detenuti. Se avete intenzione di fare un tour sull’isola è consigliabile prenotare con largo anticipo, vista la grande richiesta. Io ho deciso di fare il tour serale (tutti i traghetti partono dal Pier 33), che mi ha permesso di godere di un bellissimo tramonto sulla baia di San Francisco. Una volta giunti sull’isola, mi hanno fornito di un’ audiocassetta in italiano ed un libretto che racconta la storia e piccoli aneddoti riguardanti la prigione, per poter seguire la guida in inglese, che ci ha accompagnato per tutta la durata del tour.

Con le luci di San Francisco a salutarmi dalla baia si conclude il mio primo ON THE ROAD negli USA. Un Paese ed un popolo entrato prepotentemente nel mio cuore e nel mio modo di osservare il mondo. Vi voglio lasciare così… con una carrellata di foto che meglio rappresentano quello che ho vissuto in questo viaggio sulle lunghe, dritte e a tratti desolate strade americane…

“Oltre le strade sfavillanti c’era il buio, e oltre il buio il West. Dovevo andare…” Jack Kerouac

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